frase del momento:

voglio un pensiero superficiale che renda la pelle splendida

(Afterhours - Voglio una pelle splendida)

giovedì 16 aprile 2009

No alla censura!


come si dice: il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
così con qualche anno di distanza ritorna l'ombra dell'editto bulgaro, il senso è sempre lo stesso colpirne uno per educarne cento. Anzi colpirne alcuni per allinearli tutti.
Il padre del liberismo all'italiana, quindi, ancora una volta non si smentisce, va bene il pluralismo, va bene la libertà, ma decide lui dove questa deve finire. Secondo i suoi gusti. Se vespa e matrix (il nome del pup... conduttore non lo ricordo) vanno a fare sciacallaggio estremo nei luoghi del disastro, cercando lo scoop sotto le macerie, invadendo il dolore di quella gente, con interviste fuori luogo e irrispettose, e a volte, intralciando il lavoro di quanti stanno cercando di dare una mano, allora non succede niente, nessuno s'indigna, perchè il padrone approva. Mentre se qualcuno mette in rilievo i possibili errori di una classe dirigente poco lungimirante o meglio ancora strafottente con i problemi reali (nessuna menzione delle norme antisismiche in un paese a rischio, anzi proroga al loro ingresso per le nuove costruzioni), poco propensa a pensare al domani per arruffare quanto più possibile oggi. Se qualcuno cerca, non dico, le colpe, ma almeno le responsabilità di una catastrofe che poteva essere prevenuta, e contenuta, allora scatta lo scandalo, al grido: rispetto per le vittime. Ora io dico, chi ha più rispetto delle vittime: chi cerca di trovare le responsabilità o chi invece cerca di nasconderle?

Metto il link al post di Peter Gomez

qui sotto le parole di Emma Bonino:

Io non sono una grande estimatrice di quel modo di fare informazione, ma non ho capito cosa si contesta: e’ questione di tono?”. Lo ha detto Emma Bonino, nella consueta intervista settimanale a Radio Radicale, rispondendo ad una domanda sulle polemiche relative alla puntata di AnnoZero di giovedi’ scorso. “La liberta’ di espressione ha un limite solo, quella della menzogna”, ha aggiunto la Bonino. “Se si contesta che siano state dette falsita, c’e’ la magistratura; se si contesta lo sciacallaggo sulle emozioni, mi sembra un tema decisamente vago. E poi il punto e’ un altro: i partiti, gli stessi autori che non hanno consentito il funzionamento della Commissione di vigilanza, che l’hanno bloccato per mesi nonostante impegni inderogabili, che ancora non hanno predisposto le regole sulla par condicio, niente tribune, niente accessi, niente controllo, e poi alla fine scoppia un caso Santoro. Lo ripeto: o in quella trasmissione sono state dette falsita’ o calunnie, oppure chiedo da che pulpito viene la predica. La Vigilanza ha degli obblighi che ha disatteso per interventi partitocratici, partitici, chiamateli come volete. Oggi la stessa Vigilanza trova come caso espiatorio Santoro, che magari, non lo so, se lo merita pure, ma non mi sembra questo il tema”, ha concluso la Bonino.

lunedì 30 marzo 2009

il populismo della libertà

...[Ma vuol dire che probabilmente esiste un elettorato di centro destra, quel 51 per cento a cui aspira Berlusconi, che è ancora più vecchio del suo leader, che è più ignorante, che pensa ancora alla sinistra come a qualcosa di cattivo. Forse non è Berlusconi l’elemento modernità, ma Berlusconi è soltanto un po’ meno vecchio dei suoi elettori, che sono culturalmente e socialmente decrepiti. Invecchiati con le sue televisioni. Intercettati da sua Emittenza, come veniva chiamato un tempo, nel modo più prevedibile possibile. Altro che modernità. Forse per disinnescare Berlusconi bisognerebbe fare in questo modo. Continuare a far passare un messaggio, vero, non di propaganda: Berlusconi è vecchio, e sono vecchi tutti quelli che stanno accanto a lui. Non è il nuovo, è il vecchio. E ieri questa vecchiaia politica e culturale si è vista tutta.]...

l'articolo completo su Unità.it

mercoledì 18 marzo 2009

Fraintendimenti

Emergenza randagi.
Sembra che il premier per coprire la prossima futura legge vergogna abbia incitato i suoi al solito grido: "liberate i cani."
Qualcuno l'ha preso alla lettera.

Gasparri: se serve mi scuso.

martedì 17 febbraio 2009

Amarezze

è passato un pò di tempo, ma la situazione sembra pressochè identica, a voler essere ottimisti: peggiora di giorno in giorno. Sono molto amareggiato per la sconfitta di Soru in Sardegna, che poteva rappresentare l'ultimo baluardo allo strapotere di quello lì, ma se dietro hai un partito di cartepesta, una classe dirigente senza arte nè parte, anomina, e un leader che vuole giocare al political correct, quando il tuo avversario non sa nemmeno dove sta di casa, allora il risultato era scontato.
Nonostante io non sia un sostenire del PD, non posso non ammettere che aveva ragione Nanni Moretti, quando disse: con questa classe dirigente non vinceremo mai. O qualcosa del genere.
In fondo, quello lì, era stato chiaro, con il suo libro: L'Italia che ho in mente. Ed era proprio questa l'Italia che aveva in mente. Un paese alla deriva, dove tutto ha un prezzo, dove l'ideologia viene messa da parte per qualcosa di più materiale, dove comanda chi ha più soldi e più potere, mentre gli altri sono semplicemente relegati a ruoli di secondo (se non terzo o quarto) piano. Sudditi. Un paese dove poter scorazzare liberamente, senza opposizioni, senza limiti alla decenza. Un paese dove ognuno può essere ricattabile e tutto può essere comprato.
Prima pensavo che il suo successo derivasse dall'ignoranza, nell'ultimo periodo mi era convinto, invece, fosse la stupidità a guidare questo meccanismo, nel paese dei finti furbi. Alla fine ho concluso che, forse, non è nè l'uno nè l'altro (o entrambi). Semplicemente la gente non se ne rende conto, perchè ha costruito un'Italia a sua immagine e somiglianza, ha falsato la realtà, allineandola con la sua idea di realtà, la sua verità, con l'aiuto dei mezzi spopositati di propaganda a cui fa capo. Ha assopito le coscienze, con veline, letterine, grandi fratelli, e ogni genere di cosa che aiutasse a pensare ad altro. Riuscendo ad ottenere una sorta di carta bianca. Strappandocela.
Non molto lontanto da quanto descritto in "1984" di Orwell. Montanelli diceva (non mi stancherò mai di dirlo) che per toglierci di mezzo quello lì, dovevamo farlo governare, solo così gli italiani avrebbero sviluppato gli anticorpi necessari. Si sbagliava. Lo aveva sottovalutato, perchè non era, non è, una semplice malattia, un'influenza, ma un cancro, che si è impossesato del corpo e lo domina dall'interno. Piano piano ha infettato tutto, ed è talmente radicato, con i suoi infiniti conflitti di interesse, che estirparlo sarà impossibile. L'altro giorno leggevo di Chavez che ha vinto un refendum per poter governare senza limitizione del numero dei mandati, e ho pensato al nostro premier, molto probabilmente invidividiava quel paese Sudamericano democraticamente avanti! Oggi, infine, la sentenza sul caso Mills, mi ha spinto a scrivere qualcosa per non restare in silenzio, per almeno sfogare lo sdegno per tutto quello che sta accadendo in Italia negli ultimi mesi. Alla notizia del verdetto, l'ho immaginato come il vecchio Burns dei Simpson, semplicemente con quella smorfia malefica dire: "Liberate i cani."
E infatti (anche se qui più che cani trattasi di ovini) :

«La sentenza che condanna il legale inglese David Mills a quattro anni e sei mesi era annunciata», ha detto a Sky Tg24 il deputato del Pdl Gaetano Pecorella, che è anche avvocato ed è stato legale del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Si tratta di un tribunale il cui presidente è politicamente orientato in modo molto chiaro contro la figura di Silvio Berlusconi. C'è un margine di forte sospetto che nasce da questa posizione politica - ha aggiunto Pecorella - io prescindo dal lodo Alfano che sarà la Corte costituzionale a valutare; dico solo che con due posizioni tra loro così legate, emettere una sentenza con uno dei due imputati assente, forse era un modo per condannare Berlusconi moralmente non potendolo fare fisicamente».
da l'Unità

Ed è questa la linea che passerà su tutti i media.
E nessuno, ovviamente, accennarà al motivo per cui non hanno potuto condannarlo fisicamente.
Segnalo il bel post di rip

Apriamo gli occhi, ci stanno fottendo il futuro da sotto i piedi. Riprendiamoci le coscienze.

mercoledì 19 novembre 2008

Fermate quell'uomo

ieri mi ero perso questa memorabile scenetta a ballarò, prchè ormai sono stanco di vedere certi programmi di politica in tv che parlano di tutto per non parlare di niente, ma il re dei televenditori da sempre il meglio (o peggio) di se quando telefona in diretta alle trasmissioni facendo la parte della povera vittima di un gigantesco complotto. Così l'uomo più perseguitato del mondo ripete a memoria il suo monologo che porta avanti da mesi. Lo stesso che ha fatto imparare ai suoi discepoli. Se la prende con DiPietro, accusandolo tra l'altro senza possibilità di contraddittorio tanto amato dal centrodestra. Dopo è la volta di Epifani e del famoso incontro quasi segreto con gli altri segretari dei sindacati. Ormai lo show è partito, preso dalla foga e specchiandosi nel suo protagonismo, il nostro premier si lascia cadere in delle memorabili gaffes e lapsus, che dovrebbero farci preoccupare, e anche sorridere amaro. L'incontro è stato a casa sua, ma lui era solo un invitato, anzi no, non era a casa sua, ma nella sede di forza italia (che come sappiamo è di Cisl e Uil!), ma che volete che sia, era un semplice incontro informale, uno dei tanti che il presidente del consiglio, e un uomo politico, si trova per strada, del tutto incosapevole, soprattutto se c'è una situazione delicata,nonchè una crisi sociale. E poi la cosa più divertente, o meglio la più triste, avviene nel seguito della telefonata, dove l'uomo si rivela agli uomini, sarà stato un lapsus? O semplicemente la realtà? Ad un certo punto, infuriato con Epifani, che giustamente gli fa presente di non aver invitato il più grande sindacato, ci regala questa perla:
"Noi siamo stati sempre corretti, non le permetto di fare dichiarazioni che non rappresentano la realtà. L'incontro di quella sera, è stato un incontro tra i tanti che si fanno fra le varie parti in campo, non credo di avere bisogno della sua autorizzazione per incontrare alcuni protagonisti del mondo della politica e del lavoro, chiederò a lei il consenso su tutto, ma se vuole fare lei il dittatore, io non ci sto!"
e no che non ci sta! Si è sentito delegittimato...poveretto.
Ma no tranquillo il dittatore sei tu, e solo tu, non preoccuparti.
"Non avrai altro dittatore all'infuori di me!"

il video

domenica 16 novembre 2008

il ventennio del cavaliere

[La seconda tesi di questo libro è che quella italiana è ormai una democrazia in profonda trasformazione. Lo Statista sta trascinando l' Italia su un terreno che definirei «post-democratico», secondo la formula coniata da Colin Crouch... Non è una dittatura in senso classico, ma sicuramente una democrazia «nella sua parabola discendente». Ma discendente verso cosa? Il punto di caduta di questa deriva italiana è una forma moderna di «totalitarismo» post-ideologico, inteso in senso tecnico e filosofico. L' Italia è troppo disincantata per incappare in un vero «regime» in cui siano conculcate le libertà fondamentali... La posta in gioco è un' altra. E' una nuova, subdola ma comunque pericolosa forma di egemonia politico-culturale. E' lo svuotamento e il depotenziamento dei «luoghi» nei quali si sviluppano una riflessione oppositiva e una visione positiva sull' Italia che c' è e su quella che ci vorrebbe. E' l' assenza di poteri autonomi che bilanciano lo strapotere dell' esecutivo, dalle istituzioni all' establishment economico-finanziario, ridotto a un puro ruolo di vassallaggio, ricattato e ricattabile attraverso il meccanismo incestuoso delle concessioni governative e il circuito perverso del finanziamento bancario. E' lo sgretolamento dei contenuti della politica, lo smantellamento sistematico della verità dei fatti, il disfacimento scientifico del linguaggio, che trasforma l' informazione in «rumore bianco», ininfluente e inascoltabile, e omogeneizza tutto, il consenso e il dissenso, nel frullatore dell' assenso... ]*


tutto l'articolo su Repubblica.it
* Massimo Giannini - Lo Statista. Il Ventennio berlusconiano tra fascismo e populismo.

mercoledì 17 settembre 2008

Vespa:Santoro &co? Io informo gli altri urlano.

Però la satira individua in lei l’emblema del giornalista sussiegoso con i potenti.
«Grillo ormai è un uomo che fa politica violenta. I satirici italiani fanno politica in un altro modo, come la guerra di Von Clausewitz. Io informo. Meno urla, ma miglior servizio al pubblico di un Luttazzi o una Guzzanti. A proposito: ha mai visto nelle interviste tv e sui giornali domande ai politici che io non ho fatto?»

Beh, un Santoro appare più incalzante di lei.
«Agli ospiti che non gradisce, Santoro fa interrogatori. Non tradisce le sue origini di “Servire il popolo”. Quando nel ‘96 è nato Porta a porta, Samarcanda era al suo apice. Se non c’era il sangue in tv, la gente si annoiava: io ho dimostrato il contrario. Santoro, come Mentana, è bravo. Ma non avrei mai immaginato che uno come Travaglio avrebbe potuto trovare spazio in Rai. Se avessi dato lo stesso spazio a un giornalista analogo, ma di fede politica opposta, mi avrebbero fucilato».

e poi ancora:

Il conflitto d’interessi è un problema?
«È un problema, ma non per l’informazione televisiva. Nessuno può credere seriamente che Berlusconi abbia vinto le elezioni perché ha tre tivù. Nel nuovo libro, che uscirà tra pochi giorni (Un’Italia diversa), racconto quanto in due anni questo Paese sia cambiato, dai rom all’Alitalia. I politici hanno sottovalutato questa rivoluzione silenziosa, Berlusconi no».

(l'intervista integrale. La Stampa.it)

Questo è quello che il nostro servizio pubblico ci offre. Bruno Vespa. Come dimenticare il "One Man Show" confezionato su misura a Berlusconi l'altra sera, senza contraddittorio, tanto amato quando qualcuno si presenta in tv e dice delle scomode verità. Senza uno straccio di giornalista che potesse criticare la scelta di regalare Alitalia o meglio la parte buona di essa al gruppetto scelto di "Imprenditori per la Patria". Perchè non lo diceva prima, con queste regole avrei fatto una cordata anche io. Senza debiti, leggi ad hoc, monopolio garantito, nessuna responsabilità, e tanto altro ancora. Senza un giornalista che potesse lodare la velocità nel produrre così tante vergognose leggi in così poco tempo. Sarà stato per questo che il nostro premier sentendosi a casa l'ha chiamato "caro Fede..." e chissà perchè ogni volta che lo vedo in tv mi viene in mente la frase: "...sono tanti arroganti coi più deboli e zerbini coi potenti..."(*)
Ritornando alla risposta sul conflitto d'interessi, nessuno crede che abbia vinto le elezioni grazie solo alle sue tre tv, ma anche e soprattutto per le altre tre tv, (pagate dai cittadini ma di suo dominio) piene di gente come te:




(in alto una foto di Vespa nella puntata con il premier)
(*)(Frankie Hi-Nrg - Quelli che Ben Pensano)